Sete 10/2023

Mercato & Tendenze 23 Vi ricordate di quella storia che ha scosso l’Europa dieci anni fa? I laboratori statali del Regno Unito avevano scoperto carne di cavallo dichiarata come manzo nelle lasagne surgelate di un produttore francese. Lo scandalo ha coinvolto diversi Paesi, tra cui la Svizzera. Il caso in sé è scomparso dai titoli dei giornali nel corso del tempo, ma la questione della dichiarazione dei prodotti alimentari è rimasta nell’agenda politica. In questo contesto nel 2017 è stata lanciata nella Svizzera francese l’associazione «Fait Maison», su iniziativa di Gastro Suisse, Slow Food, la Settimana del gusto e l’Associazione di tutela dei consumatori della Svizzera francese FRC. Con il marchio omonimo si è pensato di prendere due piccioni con una fava: da un lato, evitare regolamenti governativi più severi e dall’altro mostrare ai clienti cosa è fatto in casa e cosa no. Dal baretto dello stadio al ristorante di classe I promotori di «Fait Maison» hanno quindi colto nel segno: oggi sono quasi 500 le aziende certificate da «Fait Maison», dal localino che propone kebab e dai baretti degli stadi di calcio ai ristoranti stellati passando dalle mense. NesBontà svizzera Fatto in casa è più buono Nel giro di cinque anni il marchio «Fait Maison» si è imposto sulla scena della ristorazione della Svizzera francese. Ora gli iniziatori vorrebbero che «Fait Maison» si affermi anche nella Svizzera tedesca. Il marchio è garante di una cucina casalinga e della massima trasparenza riguardo ai cibi, rispondendo così pienamente alle esigenze dei tempi. suna categoria è esclusa. Ma c’è di più: le città di Losanna e Ginevra richiedono talvolta l’etichetta come criterio nelle gare d’appalto. Da quasi un anno, «Fait Maison» viene promosso anche nella Svizzera tedesca con l’aiuto delle sezioni cantonali di GastroSuisse. Da parte dell’associazione, Manuela Lavanchy è responsabile del coordinamento del progetto. E fa notare: «La clientela è ora più critica, mentre i marchi si moltiplicano a vista d’occhio e formano già una vera e propria giungla. ‹Fait Maison› è sinonimo di semplicità e trasparenza in questo mondo complesso: gli esercizi della ristorazione possono presentare con orgoglio la qualità del proprio lavoro.» Ma cosa significa effettivamente «fatto in casa»? A scanso di equivoci, l’associazione l’ha definito chiaramente: «Una pietanza è considerata fatta in casa se è realizzata in loco con verdure crude o con un prodotto tradizionalmente utilizzato in cucina. Allo stesso tempo consentiamo eccezioni come salsicce o salumi», spiega Manuela Lavanchy. Si tratta di principi stabiliti in una specifica e che gli esercizi si impegnano a rispettare al momento della registrazione. Poi viene l’esperto a controllare: di solito si tratta di un ristoratore esperto dell’associazione locale, e costui identifica i prodotti, controlla il menu e dichiara i singoli piatti di conseguenza. Il controllo della qualità viene poi effettuato una volta all’anno mediante un’ispezione senza preavviso. Il costo dell’iscrizione è di 300 franchi all’anno. È un processo che corrisponde ai valori della propria etichetta: niente fronzoli burocratici, ma semplicità, autenticità e trasparenza. www.labelfaitmaison.ch «Gli esercizi della ristorazione possono presentare con orgoglio la qualità del proprio lavoro.» Manuela Lavanchy Il marchio «Fait Maison» garantisce ai clienti la genuinità del cibo fatto in casa.

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